Paganino e Alessandro de Paganinis de Cegulis: il primo Corano
Paganino e Alessandro de Paganinis, padre e figlio, originari di Cigole in provincia di Brescia, iniziarono l’attività di tipografi in quel di Toscolano dove ancor oggi esiste ed è viva una tradizione di produzione cartaria tra le più importanti d’Italia. Agli inizi del XVI secolo Brescia sottostava al governo della Serenissima, capitale di attività produttive, di commerci con tutto il mondo di allora e in particolar modo con l’Oriente. I Paganini si trasferiscono a Venezia ed aprono una delle prime botteghe per la stampa e la produzione in serie di libri. Notevoli le loro produzioni e i titoli usciti dai loro torni tipografici.
Paganino fu il primo a proporre ai salotti intellettuali di Venezia dei volumi dal formato tascabile. Ma il capolavoro, della casa editrice è il “Libro dei Ricami”, un manuale del ricamo, con descrizioni e tavole prospettiche di come ricamare stoffe, camicie e trasferire disegni raffiguranti putti, animali, figure geometriche, con tanto di gradi di difficoltà del lavoro di ricamo. Fu una novità assoluta per quell’epoca. Un esemplare del raro volume è conservato presso la biblioteca Queriniana di Brescia.
Attorno al 1537 hanno una bella idea “editoriale”. Perchè non dare alle stampe anche il Corano, fino ad allora prodotto solo con scrittura amanuense? Il progetto è importante perchè bisogna costruire tutti i “fonts”, come si direbbe ora, necessari alla lingua araba. E iniziano l’opera che comporta grossi investimenti economici ed anche la presenza di conoscitori della lingua araba che possano consigliare, verificare e correggere. Fiutando un grosso business i due, nell’autunno del 1538, stampano le copie, ne caricano una galea e partono per la Turchia.
Arrivati finalmente al controllo turco, dopo le verifiche doganali, vengono arrestati con un’accusa terribile: hanno osato non solo stampare con delle macchine il Corano ma hanno inserito nel testo originale una serie di errori. Per questi motivi vengono velocemente processati e condannati a morte. Solo l’intervento della diplomazia veneta e di quella genovese permette loro di risparmiare sì la vita, ma di essere condannati all’amputazione della mano destra, l’arto che aveva commesso il sacrilegio. Nel frattempo tutte le copie sono bruciate perchè non rimanga alcuna traccia dell’opera.
STAMPATORI BRESCIANI DEL 1500.
Si contano 500 stampatori bresciani operanti nel 1500 in tutt’Italia, a Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Reggio Emilia, Firenze, Roma. Una presenza importante di cui si ricordano i Brittanico, i Paganini, gli Zanetti, i Fracassini, i Gelmini, i Bresciano, i Pezzoni. Un’attività iniziata fin dal 1472 da Tommaso Ferrando e da Pietro Villa, considerando che l’invenzione della stampa è del 1450 (J.Gutemberg)